Questa vita non fa per te

Non ho mai voluto scrivere della mia vita in furgone. Un po’ per non scadere nella retorica della “vita libera e selvaggia”, fatta di bellissimi furgoni con interni in teak e sportelloni aperti su scenari mozzafiato, un po’ perché ho avuto bisogno di tempo per razionalizzare la mia scelta.

Mi ci è voluto un anno per capirne qualcosa, ma tuttora è una continua scoperta.

Oggi però, ce l’ho con te.

Si, hai capito bene. Ce l’ho proprio con te, che scrivi “che bei posti”, “quanto sei fortunata”, “potessi fare io la vita che fai te...”

Alza il culo dal divano dove stai scorrendo con il pollice le foto su instagram, apri la porta di casa ed esci.

ah ma io sai, con il lavoro, mica sono come te che puoi lavorare dove vuoi…”

Pensi che io non ero come te?

Se avessi continuato a ragionare come fai tu adesso starei lavorando sottopagata in uno studio legale, nonostante la mia formazione valga più di 40 euro l’ora.

Starei, con buona probabilità, a casa di mia madre, nella stessa stanza di quando avevo 4 anni.

Mi viene il vomito a pensarci.

Non per mia madre, con lei sto bene. Sto bene quando mi viene a trovare e ci facciamo qualche giorno in furgone insieme e le faccio sperimentare “alla leggera” qual è la mia vita.

Sai, ho proprio voglia di spiegarti com’è questa vita…perché mi sa che seguendo gli influencer della #vanlife non ci hai capito proprio un cazzo.

Allora, mettiamo che sei stato coraggioso – o meglio – stupido, ed hai mollato la tua vita confortevole per essere libero.

Prima cosa, la più forte, è che sperimenterai la solitudine. Non mi prendere in giro con i discorsi “io da solo ci sto bene”, “ho spesso bisogno di stare da solo con me stesso”… sono stronzate.

Quando stai da solo con te stesso in 3 metri quadrati voglio sapere proprio come lo passi il tempo.

Quando non hai la batteria per ricaricare i tuoi device che ti tengono connesso con il mondo e ti tocca stare fermo, in silenzio, perché magari fuori piove e non puoi uscire.

Ti capiterà di stare in silenzio per un giorno intero, solo con i tuoi pensieri, e quando qualcuno ti telefonerà non avrai nemmeno voglia di rispondere.

La vita che ti sei scelto vuol dire ricerche disperate di posti dove dormire senza sembrare un profugo, che siano in piano, e che abbiano l’accesso ad uno spazio isolato dove pisciare.

Altrimenti? Devi pisciare nella bottiglia. Anche le donne possono lo sai? Basta tagliarla.

Dovrai abituarti a tutti gli sguardi curiosi delle persone quando apri il portellone, o quando sei una ragazza alta un metro e mezzo e scendi da un autocarro stile edile.

Cucinerai le tue solite porcherie al curry, ma poi dovrai abituarti a sopportarne l’odore quando sei a letto.

Andrai a scalare o a correre – che è poi il motivo per cui hai fatto questa scelta – ma riuscirai a non avere l’ansia che qualcuno ti apra il furgone e ti porti via il poco che possiedi?

Imparerai a lavarti con una bottiglia o una pentola d’acqua riscaldata. Con poco sapone o senza.

Imparerai a chiedere ed accettare la gentilezza gratuita delle persone. Non sarà facile.

Sentirai freddo. Sentirai caldo.

Vivrai nell’incertezza che domani non ci saranno i soldi per il gasolio. O che il gas per cucinare finisca.

Imparerai a riconoscere i rumori delle cose che ti circondano mentre sei chiuso dentro. Alcuni di questi ti metteranno paura, controllerai più volte se hai chiuso le portiere.

Ma la mancanza di comfort è il meno: del resto era quello che cercavi. Arrivare al succo per capire…

Ti sentirai solo perché le persone con cui condividi due giorni, una settimana, un mese, poi tornano a casa, dalle loro vite.

Per loro sarà stata una vacanza.

Chi avrà il coraggio di legarsi ad un cavallo pazzo come te?

Chi avrà il coraggio di chiederti di restare?

Dove andrai domani?

Dai retta a me. Meglio che resti nel tuo monolocale e che il furgone lo prendi per andare a farti il fine settimana o le vacanze in giro con la tua ragazza.

Questa, per quanto bella sia, non è la vita che fa per te.